Amianto: un potenziale pericolo invisibile

amianto

L’essere un ottimo isolante contro il fuoco e il rumore, e la sua duttilità che lo rende un materiale facilmente lavorabile, hanno fatto sì che l’amianto si imponesse nel corso del ‘900 nel settore edilizio, e non solo. All’epoca non era nota però la sua pericolosità, dovuta alla natura fibrosa del minerale: esso diventa nocivo per l’uomo nel momento in cui si sfalda a causa del vento o della pioggia, perché i fasci di fibre lunghe e sottili che lo compongono cominciano a disperdersi nell’ambiente.

Le polveri d’amianto rischiano così di venire inalate dagli esseri umani e, nel momento in cui dovessero raggiungere i polmoni, provocherebbero tumori o altre problematiche. È difficile stabilire con precisione la quantità di amianto con cui bisognerebbe entrare a contatto per ammalarsi, e quale sia il raggio di diffusione che potrebbe raggiungere questo materiale. Tutto dipende dagli agenti atmosferici, che rendono il pericolo variabile, facendo diventare una zona apparentemente sicura un luogo dove rischiare la propria salute senza neanche rendersene conto.

Amianto: cenni storici

Sfruttato sin dall’epoca dei Romani per realizzare manti funebri, l’uso dell’amianto cominciò a diffondersi già alla fine del 1800, benché la sua ascesa si fece inarrestabile a partire dal 1912, anno di costruzione della prima macchina ideata per produrre tubi con questo materiale, combinandolo al cemento. 

In Italia il boom dell’amianto si ebbe soprattutto tra il 1965 e il 1983 nel contesto edilizio, dove venne fatto largo uso del cemento-amianto; ma anche nell’industria, dove veniva impiegato per la costruzione di reattori, di impianti elettrici o di coperture in eternit.

Con il termine eternit ci si riferisce al fibrocemento, una miscela di amianto brevettata da Ludwig Hatschek,  un chimico austriaco nel 1901, che con quest’accezione voleva rimarcare l’elevata resistenza del materiale. È anche il nome di un’azienda belga che lavora prodotti contenenti amianto. 

Negli anni ’60 venne dimostrata la pericolosità dell’eternit, anche se la produzione di manufatti realizzati con questo materiale non cessarono, provocando conseguenze terribili per la salute di molti operai. Ci vollero altri trent’anni prima che venisse attuata una legislazione capace di porre fine alla produzione dell’amianto.

I luoghi più frequenti dove trovarlo

Capire se in un luogo c’è l’amianto non è così semplice: le sue fibre solitamente sono nascoste, per cui non basta osservarlo per rendersi conto della sua esistenza, anche perché potrebbe essere miscelato con altri materiali. Un particolare da tenere in considerazione per riconoscerlo è verificare la presenza di crateri sulla superficie che si sta osservando.

Un modo congeniale per capire dove possa collocarsi è conoscere il come si presenta: nell’ambito edilizio la matrice compatta è la forma più diffusa, per cui l’amianto potrebbe trovarsi in tubazioni, lastre ondulate per coprire le tettoie o in rivestimenti, nelle pareti divisorie dei prefabbricati come scuole od ospedali; mentre ci si serve della matrice friabile per costruire materiali termoisolanti e ininfiammabili. Nelle case è possibile riscontrare tracce di amianto soprattutto nei bagni o nei seminterrati, ma anche negli oggetti d’uso quotidiano come i vecchi elettrodomestici.

Rimozione amianto: cosa dice la legge

La scoperta delle patologie legate all’amianto ha condotto all’emanazione di una normativa che punta alla dismissione nei processi produttivi di questo minerale, vietando altresì la commercializzazione di prodotti che lo contenessero.

La legge che in Italia lo mise al bando definitivamente fu la n. 257/92, che diede il via alla rimozione dell’amiantoin tutti i siti pubblici e privati, riconoscendo anche il rischio passivo in cui incorrevano tutti quei soggetti che entravano in contatto le sue fibre.

Il Decreto Ministeriale 06/06/1994 definisce i metodi per la bonifica amianto, che sono essenzialmente tre: la rimozione, con cui si punta all’asportazione dei manufatti contenenti amianto; l’incapsulamento, che consiste nel realizzare una barriera protettiva con delle vernici attorno al manufatto contenente amianto; il confinamento, simile al precedente, che mira alla creazione di una barriera fisica fatta di pannelli o muri posta tra il manufatto e l’ambiente esterno. Le procedure rimozione amianto vengono definite in base all’ambiente in cui si trova l’elemento e ai rischi di danneggiamento a cui potrebbe andare incontro. Negli anni successivi sono stati emanati ulteriori decreti ministeriali per ampliare le metodologie tecniche relative agli interventi di bonifica, definendo tra le altre cose le caratteristiche per i rivestimenti incapsulanti. In ogni caso lo smaltimento amiantodovrebbe essere messo in atto da soggetti competenti, iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, in cui si inseriscono tutte le imprese che trattano beni contenenti amianto all’interno dei cantieri, indipendentemente dalla tipologia di bonifica che dovranno eseguire.

Nel D.lgs. n.81/2008 viene disciplinata tutta la normativa sull’amianto, facendo assumere al datore di lavoro la responsabilità di accertarsi che non vi sia la presenza di manufatti contenenti amianto prima di svolgere qualsiasi operazione. Egli avrà anche l’obbligo di redigere un Documento di Valutazione dei Rischi con l’intento di affermare l’intenzione di voler tutelare la salute dei propri lavoratori, agendo esclusivamente in funzione di essa.

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