Legge sui sacchetti biodegradabili: facciamo chiarezza

legge sui sacchetti biodegradabili

La legge sui sacchetti biodegradabili è stata approvata da ormai 4 giorni, ma le polemiche non accennano a placarsi. Sono soprattutto i social network a farsi portavoce di un dissenso che accomuna pubblico e una certa frangia di politici, ma che ha trovato invece l’approvazione da parte delle associazioni per l’ambiente. Qual è il vero motivo del dissenso?

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Cosa dice la legge sui sacchetti biodegradabili

Le nuove disposizioni imposte dalla nuova legge sulle ecoshopper stabilisce l’obbligo di utilizzare imballaggi monouso in plastica per il trasporto di alimenti come frutta, verdura, pesce e carne acquistati in supermercato, per un costo compreso tra 1 e 3 centesimi a bustina. Fin qui, tutto normale, o quasi. Perché, allora, tutte queste polemiche? Gli italiani sono così spilorci da non voler spendere quel centesimo in più ogni volta che conclude un acquisto alimentare o c’è dell’altro?

La direttiva europea e lo scontro politico

L’ex Presidente del Consiglio Renzi, su Facebook, ha difeso la legge, asserendo che va nella direzione dettata dall’Unione Europea che, tramite Direttiva 2015/720/UE, ha tracciato la linea verso la riduzione progressiva dell’uso di plastiche. Tale direttiva impone agli stati membri di adottare misure in grado di assicurare che il consumo di borse in plastica non superi le 90 unità pro capite annue entro il 31 dicembre 2019 o le 40 borse di plastica in materiale leggero entro il 31 dicembre 2025. Le borse per il trasporto alimentare, però, sono classificate come materiali ultraleggeri e, in quanto tali, sono escluse dal provvedimento. In pratica, l’Italia ha assunto un atteggiamento, secondo i detrattori della legge, fin troppo zelante.

Renzi, Novamont e la Leopolda

Ovviamente, non è il rincaro di un centesimo o due sullo scontrino ad aver scatenato le proteste della rete. Ciò che viene realmente imputato ai promotori del provvedimento, e a Renzi in particolare, è l’idea che la legge serva un assist ad un’azienda e a una persona molto vicine all’ex premier. L’azienda e la persona in questione sono Novamont e Catia Bastioli. Novamont è una realtà di punta del settore della ricerca in ambito chimico e ambientale, società impegnata nello sviluppo di nuove soluzioni green, tra cui, ovviamente, le ecoshopper. Catia Bastioli, imprenditrice e amministratore delegato della società, è considerata un personaggio vicino a Matteo Renzi e partecipò alla seconda edizione della Leopolda.

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Da qui, i sospetti che la legge non sia altro che una trovata fatta per nutrire gli amici di turno. Le critiche sono arrivate da esponenti politici e gente comune, in parte credibili e in parte strumentali. A difendere la legge è intervenuto Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, che ha sottolineato come “da sempre i cittadini pagano in modo invisibile gli imballaggi che acquistano con i prodotti alimentari, solo che dal 1° gennaio il prezzo è visibile e presente sullo scontrino”, respingendo poi le accuse di quanti parlano di monopolio di Novamont: “Oggi nel mondo ci sono almeno una decina di aziende chimiche che producono polimeri compostabili con cui si producono sacchetti e altro. Basta andare sul web e si possono trovare colossi della chimica italiana, tedesca, americana, del sud est asiatico, che producono bioplastiche.

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