Le conseguenze dell’effetto serra tra speranze e scenari millenaristi

Parlarne di meno o averci fatto l’abitudine non elimina l’effetto serra, né le sue conseguenze. Da decenni, i ricercatori espongono nuovi risultati, ma le iniziative per porre riparo a veri e propri scenari apocalittici non sono sufficienti né efficaci. Le attività umane hanno provocato un rapido incremento della temperatura media del globo: si calcola che nei prossimi 35 anni la temperatura possa aumentare di oltre 2°C, rispetto ai livelli pre-industriali.

Cosa sono l’effetto serra e il buco dell’ozono

L’effetto serra è un fenomeno naturale che consiste in un riscaldamento del pianeta per effetto dell’azione di schermatura ad opera di alcuni gas presenti in atmosfera, i cosiddetti gas a effetto serra. Questi gas – di per sé utili – agiscono come una vera e propria serra, trattenendo un parte delle radiazioni solari che una volta entrate in atmosfera rimbalzano sulla superficie terrestre per tornare nello spazio. Un effetto estremamente utile per la Terra in quanto permette di trattenere il calore necessario allo sviluppo delle forme di vita. Senza questo, la temperatura media del Pianeta sarebbe di 19°C sotto lo zero.

Tuttavia, un’eccessiva presenza di questi gas porta al surriscaldamento del pianeta e le attività umane che contribuiscono all’immissione nell’atmosfera di gas serra come il metano, il protossido d’azoto, e l’anidride carbonica non giovano alla salute di nessuno.

Il buco dell’ozono

Strettamente legato all’effetto serra è il discorso sul buco dell’ozono. La stratosfera terrestre contiene, infatti, una concentrazione relativamente alta di ozono (O3) che rappresenta un vero e proprio scudo nei confronti delle pericolose radiazioni ultraviolette (raggi UV) provenienti dal sole. A causa degli inquinanti rilasciati in atmosfera, sin dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, si registra una periodica diminuzione dello strato protettivo di ozono, tanto da definire il fenomeno con il nome di “buco dell’ozono”. Questo assottigliamento finora è stato registrato sulla calotta polare meridionale, ma studi recenti hanno individuato un assottigliamento della fascia di ozono anche in una piccola zona al polo Nord, sopra il Mare Artico, preludendo alla formazione di un altro buco dalla parte opposta.

Quali sono le conseguenze dell’effetto serra combinato al buco dell’ozono?

È noto che l’eccessiva esposizione ai raggi UV provoca nell’essere umano un aumento del rischio di cancro della pelle. Gli effetti sull’ambiente sono:

  • inibizione parziale della fotosintesi delle piante con conseguente rallentamento della crescita e, nel caso di piante coltivate, una diminuzione dei raccolti;
  • ridotta attività foto-sintetica del fitoplancton che si trova alla base della catena alimentare marina, con conseguente scompenso degli ecosistemi oceanici.
    In assenza di misure efficaci, tra le possibili previsioni per i prossimi decenni è ipotizzabile che:
  • tempeste e inondazioni si abbattano con sempre maggior intensità sulle zone costiere del mondo intero provocando la migrazione di milioni di persone;
  • il riscaldamento del clima modificherà le zone forestali e le zone umide causando danni, a volte irreversibili, all’intero ecosistema;
  • il riscaldamento globale provocherà l’innalzamento del livello dei mari mettendo a rischio le popolazioni costiere (negli ultimi dieci anni il livello è aumentato di 15-20 cm), molte isole scomparirebbero;
  • le infiltrazioni di acqua salata a livello costiero dovute all’innalzamento del livello dei mari diminuiranno la qualità e disponibilità di acqua dolce e potabile;
  • aumento o insorgenza di nuove forme patologiche con propagazione più rapida di malattie infettive come la malaria e la febbre gialla;
  • le pratiche agricole non sostenibili e la progressiva avanzata dei deserti renderanno il pianeta inospitale e diminuiranno le risorse alimentari per tutti.

Quali sono le speranze di frenare il fenomeno dei gas serra?

In molte zone tropicali già si assiste ad una riduzione dell’umidità del suolo che comporta una diminuzione nella resa agricola; molte aree, anche in Europa, sono a rischio di desertificazione. Si tratta di situazioni già scientificamente evidenti per i molti dati raccolti, soprattutto da Legambiente.

La notizia cattiva è che – considerata la massa terrestre – le risposte del clima terrestre ai cambiamenti della composizione dell’atmosfera sono piuttosto lente e quindi anche se si sospendessero nell’immediato tutte le emissioni nocive, il dato non cambia perché ci vorrebbero anni prima che la terra “smaltisca” gli eccessi accumulati.

La buona notizia è che la presa di coscienza consapevole della situazione sta portando a delle politiche che sul lungo termine si riveleranno efficaci (come il largo diffondersi delle tecnologie legate al mini eolico), ma c’è molto da fare sul piano del dialogo con le lobby industriali e le diverse ragioni – a volte contrastanti – dei ricercatori.

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